In questa area del sito verranno inseriti degli articoli sul mondo dell'oro e dell'oreficeria in generale, veloci e di facile lettura.
Gli articoli presenti in quest'area avranno l'intento di rispondere alle maggiori domande poste quotidianamente dai miei clienti.
Grazie per l'attenzione ;)
Alessandro.
Perchè si chiama Tennis?
Il bracciale tennis ha una storia recente e sportiva legata al suo nome. Nato come accessorio di lusso, originariamente realizzato in diamanti ed oro bianco (o anche in argento), era in origine chiamato Eternity bracelet, fu la tennista Chris Evert a renderlo famoso ed a farlo rinominare tennis.
Durante una partita degli Open di tennis infatti, in diretta tv, la Evert interruppe la partita a causa della rottura del suo inseparabile bracciale tennis. I diamanti sparsi per il campo e l’interruzione del match sembravano quasi uno spot pubblicitario. Il braccialetto Eternity venne quindi da subito associato al tennis, e la sua popolarità ebbe da quel momento una crescita esponenziale.
Inoltre, grazie a questo divertente episodio, vennero mostrate e dimostrate tutte le principali caratteristiche fondamentali del bracciale tennis: la praticità, l’eleganza, la versatilità su ogni outfit ed il fatto d’essere tremendamente sempre alla moda.
Come valutare un bracciale tennis?
Una definizione tecnica del bracciale tennis può essere quella di bracciale eternity di diamanti, per il suo non avere nè inizio e nè fine, ed esser dunque eterno. Una delle caratteristiche principali è la flessibilità, che diventa spesso anche, per noi addetti ai lavori, una variabile per capire il livello qualitativo della fattura (per intenderci, passando tra le mani il bracciale si può verificare se la piega che fa lasciandolo “cadere” è più o meno rigida e uniforme per tutta la lunghezza).
In secondo luogo sono da valutare le gemme. Di solito il bracciale tennis è presentato con diamanti, ma sono disponibili in commercio anche tennis di diamanti neri, topazi, zaffiri e zirconi. In ogni caso è sempre importante che il colore delle gemme e la qualità siano uniformi per tutta la lunghezza al fine di avere la stessa tonalità di colore dall’inizio alla fine. Se volete scoprire qualche informazione tecnica sui diamanti vi consigliamo la nostra guida Come valutare un diamante per farvi un’idea.
Vi è poi da considerare il materiale: di solito in Italia si predilige l’oro bianco 750/000 (anche famoso all’estero come oro 18kt, diciotto carati), ma viene anche realizzato in oro giallo, oro rosa, oro brunito o argento (in tal caso si montano di solito zirconi e non diamanti). L’importante, in ogni caso, è che il materiale sia Nickel Free anallergico, nel rispetto delle vigenti normative. In tal modo si è sicuri che il bracciale possa esser indossato nonostante eventuali allergie.
Ultima ma non ultima vi è poi la chiusura: per avere un bracciale tennis fatto a regola d’arte è importante che la chiusura sia a scomparsa. Non si usano solitamente moschettoni di chiusura che rimangano a vista. Va bene invece e sono anzi consigliati dei piccoli sistemi di sicurezza laterali, al fine di non perdere il bracciale con l’utilizzo.
Fonte: Blogpreziosi.it
La Sterlina oro è la moneta in oro da investimento più diffusa in Italia.
Sterlina oro, il suo nome britannico è Gold Sovereign (Sovrana d’oro) in quanto dal 1489 riporta il ritratto del sovrano inglese regnante nel periodo di conio. Fu coniata la prima volta l’anno 1489 dal Re Enrico VII e ancora oggi viene coniata dalla Royal Mint, la zecca inglese.
La sterlina oro aveva ai suoi albori il valore nominale 20 shilling (una sterlina), ma non riportava un indicazione del valore facciale.
La prima sterlina oro presentava sul dritto il ritratto di Enrico VII sul trono rivolto di faccia, sul rovescio lo stemma reale con la rosa dei Tudor.
In origine la lega della Sterlina d’oro era di 23 carati (958/000) e pesava esattamente mezza oncia troy (15,6 grammi). Successivamente il Re Enrico VIII ridusse la purezza a 22 carati (916/000), da allora questo è rimasto lo standard di riferimento.
Il peso delle sterline oro è diminuito negli anni fino a quando, nel 1816 non fu stabilito l’attuale di 0,2354 once troy (7,32 grammi).
Oltre alla sterlina oro, negli anni, sono stati coniati tagli da 5 sterline, 2 sterline ed i 10 Shilling (mezza sovrana).
Soltanto la 20 Shilling (Sovrana) e la 10 Shilling (mezza Sovrana) sono state coniate per la circolazione.
Le caratteristiche della Sterlina d’oro sono:
Diametro: 22,05 mm
Peso Lordo: 7,98 g
Lega (carati): 22 carati
Titolo (millesimi): 0,9167
Contenuto di oro puro:
• 7,32 grammi
• 0,2354 oncia troy
Oggi la Sterlina oro è la più diffusa moneta in oro da investimento soprattutto fra i risparmiatori italiani.
La sua quotazione è pertanto strettamente legata al valore che il quantitativo di oro puro contenuto ha in un certo momento.
Pertanto la quotazione della sterlina d’oro è strettamente correlata al andamento della quotazione dell’oro.
Da 200 anni, il miglior asset per investire in oro.
Perché ancora oggi la Sterlina d’oro è il punto di riferimento per investire in oro fisico?
Le sue caratteristiche, la rendono un asset molto vantaggioso per la tutela del potere d’acquisto.
Acquistare Sterline d’oro, infatti, consente di frazionare il proprio investimento. Possedere un paniere di monete, permette una gestione dinamica della propria riserva aurea, che può essere facilmente monetizzata oppure integrata con nuovi investimenti.
La notorietà della Sterlina d’oro, e la conseguente facilità di negoziarla, la rendono un asset molto liquido. Ciò significa che è facilmente acquistabile o rivendibile sulle principali piazze finanziarie.
L’oro è un metallo molto tenero, ma con l’aggiunta di altri metalli può diventare forte e resistente. Per fabbricare gioielli si sono sempre aggiunte quindi percentuali di altri materiali come argento, rame, zinco, palladio e di altri elementi. Si dice allora che la lega è “indurita”, e quindi l’oro può esser ridotto in filo o in lastra per passare alla lavorazione. Tali metalli servono anche per modificare i colori dell’oro e rendere la superficie più liscia.
Cos’è il titolo dell’oro?
Il titolo dell’oro indica la quantità di oro puro presente in ogni gioiello. La quantità dell’oro puro può esser misurata in carati (ct o kt) o in millesimi (es. 750‰; inItalia è di norma espressa in millesimi).
L’orafo usa la scala millesimale e miscela l’oro e gli altri metalli in proporzione di millesimi.
Un gioiello a titolo 750 contiene 750 parti di oro puro e 250 parti di lega su 1000. Se usiamo la definizione in carati, il nostro gioiello è a 18 carati. Più alto è il titolo e più è elevato il valore del vostro gioiello. L’alto contenuto di oro preserva il gioiello da qualsiasi ossidazione che potrebbe invece verificarsi nei titoli più bassi, ed evita qualsiasi tipo di allergia alla pelle.
Come riconoscere il titolo dell’oro?
Ogni gioiello, per legge, deve riportare in modo visibile l’indicazione del titolo, cioè della quantità di oro fino contenuta ed il marchio di identificazione che permette di individuare l’origine ed il produttore. Il titolo lo troverete espresso solo in millesimi poichè la legge italiana (legge n. 46 del 1968) lo impone in millesimi. In Italia i gioielli sono prevalentemente a 750 millesimi di titolo, anche se negli ultimi anni sono state anche marginalmente prodotte collezioni con oro a 375 millesimi. La legge ammette sia titoli più alti che titoli più bassi purchè dichiarati.
In Italia, come già detto, per cultura e tradizione i gioielli hanno titolo a 750 millesimi d’oro. Nei paesi orientali i gioielli hanno anche titoli più alti, come 916 millesimi, 990 millesimi, e sono anche creati in oro puro a 999 millesimi. In altri paesi invece, come gli Stati Uniti, la Germania e l’Inghilterra, non è raro trovare produzioni d’oro con titolo inferiore ai 750 millesimi.
Attenzione quindi a ciò che comperate: per esser sicuri chiedete sempre il titolo del vostro gioiello e, volendo, controllate il bollo.
fonte: BlogPreziosi
Ancora oggi il diamante, è la gemma emblema di solidità, non solo da un punto di vista fisico (è infatti l’elemento che in natura risulta più duro) ma anche da quello di investimento. La sicurezza del mantenimento del suo valore lo rende un bene rifugio economico non finanziario in grado di soddisfare pienamente le aspettative di chiunque abbia come obbiettivo l’accantonamento “conveniente” di un valore nel medio-lungo periodo. E’ importante perciò avvicinarsi all’acquisto o alla rivendita di questa gemma avendo le idee ben chiare sulle sue caratteristiche, ma è indispensabile affidarsi ad un esperto che sia ben aggiornato anche sulle condizioni di mercato del momento.
Molti fattori influenzano e determinano il valore economico di un diamante. Esso è determinato principalmente dalla combinazione di 4 elementi, comunemente indicate 4 C:
– CUT (taglio);
– COLOR (colore);
– CLARITY (purezza);
– CARAT (peso).
- CUT – Il taglio del diamante
La prima delle quattro C è relativa al taglio, poiché influenza la brillantezza e quindi la bellezza di ogni diamante. Quando viene tagliato con le giuste proporzioni, il diamante sprigiona la massima quantità di luce esaltando la bellezza della pietra; in caso contrario, dimensioni di taglio sbagliate non consentono alla luce di riflettere correttamente sulle varie facce, e privano perciò la gemma della luce che offrirebbe con le proporzioni di taglio corrette. Padiglione, cintura, corona, altezza della cintura, rapporto tra faccette e tavola, angolo di corona e padiglione e rapporti diversi devono quindi rispettare delle percentuali ben precise; e le finiture del taglio devono avvicinarsi il più possibile a livelli eccellenti.
Per completezza di informazione esistono ad oggi svariate tipologie di tagli: brillante, rettangolare a gradini (taglio smeraldo), ovale, marquise, goccia e altro ma, escludendo gemme aventi caratteristiche di eccezionalità, il taglio più commerciale, e quindi più interessante e consigliabile dal punto di vista di una resa economicamente vantaggiosa, è il taglio a brillante.
COLOR – Il colore del diamante
Paradossalmente, il miglior colore per un diamante è l’assenza di colore. Un diamante completamente incolore è molto raro, e risulta perciò più pregiato nella classificazione internazionale attualmente in essere. E’ altrettanto vero che al contrario, un colore estremamente intenso ed acceso risulta ugualmente raro e prezioso, e quindi diamanti con tonalità di colore blu, rosa, verde, giallo, arancio, rosso, se non ottenuti o incrementati artificialmente, possono rientrare nella affascinante schiera dei cosiddetti “fancy colors”, e spuntare prezzi adeguati alla loro rarità. La qualità del colore si rappresenta con le lettere dell’alfabeto in una scala decrescente a partire dalla lettera D alla Z.
CLARITY – La purezza del diamante
E’ doveroso premettere che tutti i diamanti, come ogni altra gemma, hanno piccolissime inclusioni interne di varia natura ed entità. Questi elementi, in relazione alle loro dimensioni e quantità, ostacolano ed interferiscono con il passaggio della luce all’interno della gemma, e quindi ne influenzano la bellezza.
Le gemme con inclusioni minori o nulle sono rare, e sono quelle alle quali si attribuiscono le maggiori quotazioni commerciali.
Le imperfezioni esterne, solitamente graffi o mancanze di materiale, non devono essere considerate nella determinazione della purezza, in quanto potrebbero essere rimosse con opportune lavorazioni di ritaglio o politura. Solo un esperto tagliatore può valutare l’opportunità di simili interventi. Essendo comunque caratteristiche che determinano la qualità e conseguentemente il valore del diamante, sono correttamente da indicare in una certificazione della gemma.
CARAT – Il Peso del diamante
Il peso del diamante è espresso in carati (ct). Un carato si divide in 100 “punti” (esempio: un diamante da 75 punti pesa 0,75 carati). La parola “carato” ha origine dai semi di carrubo, che avendo la caratteristica di un peso costante, anticamente venivano usati come unità di misura per le pietre preziose, fino a quando il sistema fu unificato ed un carato fissato convenzionalmente a 0,2 grammi (un quinto di grammo).
In natura le gemme di grandi dimensioni sono rare, e quindi maggiore è il peso e maggiore sarà la quotazione della gemma.
Da rilevare che il rapporto peso/valore, a parità delle altre caratteristiche, non è direttamente proporzionale. Cioè se una gemma di 1 carato vale 1000, quella di un peso doppio da due carati, vale invece molto di più di 2000.
La fluorescenza del diamante
I diamanti posseggono molto spesso fluorescenza. Circa il 35% dei diamanti possiede fluorescenza, che può variare da molto leggera (very slight) a forte (strong). E’ una quinta caratteristica di discreta importanza, in quanto una fluorescenza accentuata svalorizza le caratteristiche di brillantezza e trasparenza del diamante. Sono infatti consigliate pietre senza fluorescenza (none).
Al fine di effettuare un buon investimento, inoltre, è consigliato che il diamante sia dotato di un certificato (se vogliamo, una quinta C), o rapporto gemmologico. Quest’ultimo rappresenta la sua impronta digitale, descrive la pietra nei suoi dettagli tecnici in modo tale che tutti i parametri e la sua identità siano verificabili senza possibilità di libera interpretazione. E’ superfluo dire che la qualità del certificato è importante: deve provenire da istituti autorevoli riconosciuti a livello mondiale. Il certificato non assegna alcun valore monetario; non è una valutazione e viene fornito sempre per diamanti non incastonati. Ad oggi, i laboratori considerati più affidabili ed attendibili nel campo delle certificazioni sono i seguenti: GIA, IGI, HRD, CISGEM.
Una giusta analisi
Ogni diamante è unico. Praticamente impossibile avere due gemme identiche. Valutando quanto espresso in precedenza quindi, il valore di un diamante è strettamente legato alla combinazione di tutte le sue caratteristiche. Paragonare due gemme prendendo in considerazione parzialmente o singolarmente i parametri sopra elencati risulta assolutamente fuorviante e porta ad un’analisi incompleta ed errata. Il diamante è un capolavoro della natura, e come tale va apprezzato ed analizzato per tutti i suoi attributi, nella sua interezza.
Fonte: Blogpreziosi
E' questa una delle domande più frequenti poste dai nostri clienti durante un'operazione d'acquisto.
La risposta è sempre la stessa:
NO L'oro giallo ed il Bianco SE DI STESSA CARATURA (vedi articolo precedente) hanno lo stesso valore, l'unica differenza è il colore.
In natura infatti il colore dell'Oro puro è esclusivamente di colore giallo e per “sbiancarlo” viene mescolato con vari metalli bianchi, ma l’effetto finale è sempre giallognolo.
Per ottenere un bianco intenso e vivo, come ultima fase della finitura, viene eseguita la rodiatura, un processo galvanico che depone sulla superficie del gioiello uno strato di qualche millesimo di millimetro di Rodio, un metallo nobile bianco brillante, ecco perchè indossando per parecchio tempo e quindi consumando lo strato superiore di Rodio, un gioiello d'Oro bianco tende a tornare giallo.
Curiosità: Gli oggetti in oro bianco realizzati fino a qualche anno fa presentavano prima della rodiatura un bianco più vivo e una minore presenza di giallo. Noterete che gli ultimi oggetti acquistati tendono infatti ad “ingiallire” più facilmente rispetto a quelli più antichi.
Questo accade perchè da qualche tempo alcune regolamentazioni europee vietano l’utilizzo di nichel oltre alcune percentuali. Il Nichel aveva un fortissimo potere sbiancante, ma potendone ora utilizzare solo una minima percentuale il colore post-fusione è leggermente più tendente al giallo.